Tante e lunghe influenze, che sta succedendo?
Nel pieno della stagione influenzale siamo in tanti a notare, e talora a subire, gli effetti dell'influenza, che sembrano essere particolarmente insidiosi quest'anno. Nei numeri delle persone coinvolte - parecchi milioni di italiani - ma spesso anche nella durata, che in alcuni casi si protrae anche oltre il termine "standard" di una settimana, senza contare i più longevi lasciti di tosse, problemi respiratori e un generale senso di debolezza.
Perché succede tutto questo? Un po' è normale, un po' no. Le cifre influenzali di quest'anno sono superiori alle medie, complice anche il calo delle vaccinazioni negli ultimi anni, sulla scia di pericolose fake news, a danno infine soprattutto dei soggetti più deboli. A questo si aggiunge il fatto che sull'influenza non bisogna parlare al singolare.
Sono tanti, infatti, i virus in circolazione. La temuta "australiana", sta in realtà coinvolgendo poco il nostro Paese. Più attiva, invece, è una variante dell'A/H1N1 che, tra l'altro, starebbe colpendo soprattutto "i bambini e gli adolescenti seguiti da giovani e adulti, molto meno gli anziani, che più spesso si vaccinano", nota all'Adnkronos Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, aggiungendo che "i più colpiti sono i soggetti che probabilmente negli anni scorsi non erano venuti in contatto con i virus più diffusi quest'anno".
Insomma il ricordo di proprie "buone resistenze passate" ai virus non vale sempre, anzi spesso vale il contrario. Al contempo i ceppi sono molteplici (ragione per cui, sui vaccini, si consigliano le soluzioni tri o addirittura quadri-valente), e tra questi c'è la cosiddetta "influenza suina", anch'essa foriera di tante varianti. Con sintomi perlopiù analoghi, tra una febbre che scompare in pochi giorni ma ricadute, tra spossatezza e disagi respiratori, che possono prolungarsi per circa tre settimane.
E anche i consigli sono gli stessi, tra un'alimentazione equilibrata, un adeguato consumo idrico e i supporti farmacologici del caso. Non tutti sono bravi a seguirli, ma c'è un consiglio che tende a trascurarsi più degli altri: la convalescenza. Lo ha ricordato, tra gli altri, la divulgatrice Sabrina Barbieri, vicedirettrice della rivista Star Bene, a Radio Montecarlo. Serve un assoluto riposo finché c'è la febbre, ma anche un rallentamento dei propri ritmi per almeno una settimana. Rassegnarsi a rallentare, e possibilmente godersela un po'. Se c'è una cosa positiva nell'influenza è ricordarci che un po' di riposo è un nostro diritto.
FONTI
Radio Monte Carlo
http://www.radiomontecarlo.net/news/rmc-doc---starbene/241892/limportanza-della-convalescenza-dopo-linfluenza.html