Colpo alla testa
Cap. 1 – Bang...sei a terra!
Mario si risveglia in un letto di ospedale. L’ultima cosa che ricorda è che, come ogni giorno, era alla fermata del tram per andare al lavoro. Poi..più nulla.
Che cosa è l’ictus?
L’ictus è un danno cerebrale che si verifica quando l’afflusso di sangue diretto al cervello si interrompe improvvisamente per l’occlusione (ictus ischemico) in circa l’80% dei casi, o la rottura di un’arteria (ictus emorragico) in circa il 20% dei casi.
Deve essere distinto dall’ictus il TIA, o Attacco Ischemico Transitorio, che è un disturbo temporaneo e reversibile dell’irrorazione sanguigna di una parte limitata del cervello. Le sue forme di manifestazione sono varie a seconda dell’area cerebrale interessata e si può avere una cecità transitoria, un’incapacità di parlare, una debolezza di metà del corpo con formicolio della cute e, raramente, anche con perdita di coscienza. Il TIA è però un segnale d’allarme estremamente importante: può ripetersi, e 1 persona su 3 può essere colpita da un ictus, in 1 caso su 5 entro 1 anno. Riconoscere il TIA, quindi, è fondamentale per diagnosticare l’eventuale lesione alle carotidi o altre arterie cerebrali che lo causano e mettere in atto un intervento di prevenzione chirurgica o farmacologica dell’ictus.
Quale incidenza ha l'ictus? Con quali conseguenze?
L’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, rappresenta la principale causa d’invalidità e la seconda causa di demenza. Secondo l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale, ogni anno si verificano in Italia circa 200.000 ictus, di cui circa il 20% è costituito da recidive.
I casi di ictus aumentano progressivamente con l’età e raggiungono il picco dopo gli ottantacinque anni. Il 75% degli ictus colpisce i soggetti oltre i 65 anni.
L’ictus colpisce tuttavia anche persone giovani, sia pure in misura minore: si stima che ogni anno il numero di under 65 colpiti da ictus sia intorno a 27.000.
A un anno da un ictus ischemico o emorragico, un terzo circa dei soggetti sopravvissuti presenta un grado di disabilità elevato con necessità di assistenza continua.
Quali fattori aumentano il rischio di ictus?
- I principali fattori di rischio per l’ictus sono:
- ipertensione arteriosa
- alcune cardiopatie (in particolare, un tipo di aritmia cardiaca chiamata fibrillazione atriale)
- diabete mellito
- colesterolo alto
- stenosi carotidea
- fumo
- abuso di alcol
- ridotta attività fisica
- alcune malformazioni delle arterie e/o delle vene del cervello
Cap. 2 – Scovare il "cecchino"
Nessun episodio strano, nessuna minaccia, nessun nemico. Niente avrebbe potuto far nascere un minimo sospetto su quello che sarebbe poi successo. Per quanto inaspettato e improvviso fosse stato l’accaduto, per mettermi al riparo dovevo capire esattamente quale fosse e dove si annidasse la minaccia.
Come si effetta la diagnosi di ictus?
Occorre fare molta attenzione ad alcuni sintomi, come il torpore improvviso di una gamba o di un braccio con perdita di forza, il calo della vista, un’improvvisa difficoltà nel parlare. In questi casi occorre subito recarsi al Pronto Soccorso.
Il paziente con sospetto ictus va valutato con urgenza presso un ospedale con competenze specialistiche: l’efficacia della terapia dipende dalla tempestività dell’intervento medico.
Insieme alla raccolta della storia clinica, ai sintomi e all’esame fisico da parte di un medico, gli esami per la diagnosi di Ictus sono:
- TAC (Tomografia Assiale Computerizzata)
- RMN (Risonanza Magnetica Nucleare)
Anche la Doppler TSA (ecografia doppler dei vasi del collo), l’Elettrocardiogramma o l’Ecocardiogramma possono essere utili nell’identificare le cause del ictus, individuando placche a livello delle arterie del collo, trombi (coaguli) a livello cardiaco, aritmie cardiache che possono favorire la comparsa di questi coaguli.
Cap. 3 – Al riparo!
Finalmente avevo visto dove si nascondeva, in agguato con la sua letale arma. Adesso che sapevo chi fosse e da dove mi avesse colpito, non mi restava che correre al riparo e tenermi fuori tiro il più a lungo possibile. Farlo velocemente, però, era fondamentale …
Come si tratta l'ictus?
Nelle prime 48 ore dopo l’ictus vengono sorvegliate le funzioni vitali (ritmo cardiaco e frequenza cardiaca, pressione arteriosa, saturazione dell’ossigeno nel sangue e temperatura) e lo stato neurologico. Vengono trattate eventuali crisi epilettiche e l’edema cerebrale. Di particolare importanza è la mobilizzazione precoce, ossia la possibilità di far muovere il paziente già nelle prime ore dopo l’ictus.
Nei pazienti a rischio elevato, è inoltre importante adottare la terapia farmacologica per prevenire le trombosi venose profonde. Dopo la fase acuta, la cura può proseguire in strutture specializzate per la riabilitazione, tenendo conto delle esigenze a lungo termine del soggetto colpito.
Il recupero funzionale degli arti la cui muscolatura è sotto il controllo dell’area cerebrale colpita dall’ictus e la rieducazione del controllo posturale e della deambulazione rappresentano obiettivi a breve e medio termine del progetto riabilitativo. Il trattamento dei disturbi del linguaggio (afasia) richiede una dettagliata valutazione da parte di operatori competenti ed il coinvolgimento di un terapista del linguaggio (logopedista).
Come si possono prevenire ictus e sue recidive?
La prevenzione primaria – per tutti, ma specialmente per le persone a rischio – si basa su un’opportuna informazione e su un’educazione a stili di vita adeguati che prevedono innanzitutto l’abolizione del fumo, la limitazione dell’uso di alcol, l’adozione di una dieta equilibrata povera di grassi, l’abitudine a svolgere un’adeguata attività fisica.
È stato infatti dimostrato che le modifiche degli stili di vita possono produrre una diminuzione dell’incidenza e della mortalità dell’ictus.
I trattamenti medici che possono ridurre il rischio di ictus sono i seguenti:
- corretto trattamento e controllo dei fattori di rischio quali ipertensione arteriosa, diabete, colesterolo alto, ecc.
- terapia anticoagulante - nel paziente con fibrillazione atriale (patologia del ritmo cardiaco) - che permette al sangue di fluire più facilmente, impedendo la formazione di coaguli (o trombi) che danno origine all’ictus.